SILVIA LONGO. L'INVASIONE DEGLI ULTRACORPI (1956). LO SPETTRO DELLA PERDITA DI UMANITÀ

L'invasione degli Ultracorpi
Titolo originale: Invasion of the Body Snatchers
Regia: Don Siegel
Paese di Produzione: Stati Uniti d'America
Anno: 1956

 

In un momento storico in cui una sempre più sofisticata intelligenza artificiale ci impone di confrontarci con il tema del non-umano, ritengo questa pellicola di Siegel particolarmente adatta a rappresentare allegoricamente, attraverso una storia di fantascienza dotata di suspense e di un intreccio romantico, l'incubo di una vita in cui l'essenza della nostra umanità, prima fra tutte la capacità di amare, viene perduta. Tale incubo è rappresentato nel film da un'entità aliena che, imitando perfettamente l'individuo, lo sostituisce con un suo doppio identico e pure privo, ad un occhio ed un cuore attento, di reali emozioni e di umano sentire.

La sottile ambiguità del film (Morandini, 2022) fa sì che esso sia stato visto come un'infinità di cose: una parabola antimaccartista ma anche anticomunista, una storia di orrore quotidiano oppure, come indicano Gabbard & Gabbard (1987), un'opera appartenente al filone di quegli horror movies facenti capo al tema della Sindrome di Capgras nei quali le persone vengono sostituite da sosia alieni. Si vedano per esempio Gli Invasori Spaziali del 1953, Destinazione... Terra!, dello stesso anno e Ho Sposato un Mostro Venuto dallo Spazio del 1958. Mentre però nella sindrome di Capgras vi  è una convinzione delirante, o comunque errata, che una persona conosciuta sia stata sostituita da un impostore, in questi film l'angosciante illusione è realtà. Secondo gli autori citati l'improvviso mutamento dell'Altro raccontato in questi film può venire a rappresentare quello stato primitivo della mente descritto dalla psicoanalista Melanie Klein nel quale, in una situazione di frustrazione o malessere, agli occhi del neonato la madre buona cessa di esistere – da un punto di vista infantile essa letteralmente scompare – e si trasforma in un persecutore.

Nel dialogo seguente il Dottor Miles Bennell (Kevin McCarthy), ascolta la preoccupazione angosciosa di Wilma (Virginia Christine) che non riconosce più il proprio zio Ira (Tom Fadden) sebbene egli appaia, agli occhi suoi come a quelli del dottore, del tutto identico a se stesso.

Miles ascolta le preoccupazioni di Wilma

Wilma: Buonasera Miles (…) Che ne pensi?
Dott. Bennell: E' lui! E' proprio tuo zio!
Wilma: Non è lui!
Dott. Bennell: Ma come fai a dirlo?
Wilma: Non è che sia tanto diverso, anzi esteriormente sembra identico: la voce, i gesti, l'aspetto, ha proprio tutto dello zio Ira.
Dott. Bennell: Ma allora è davvero lo zio Ira. Dai retta a me, mettiti il cuore in pace!
Wilma: Ma non è lui, manca qualcosa! E' da bambina che lo conosco, è stato come un padre per me. Quando mi guardava, nei suoi occhi ho sempre visto come una luce accendersi dentro. Adesso non la vedo più.
Dott. Bennell: E dimmi un po' Wilma, ci devono essere delle cose che solo tu e lui potete sapere...
Wilma: Oh sì certo, gli ho fatto mille domande. Rammenta tutto con una precisione sbalorditiva, come se fosse veramente lo zio Ira. Ma Miles, in lui non c'è emozione, niente! Finge di provare qualcosa. Le parole, i gesti, il tono della voce, tutto è identico, ma non il sentimento. No, ne sono certa, non è mio zio Ira.
Dott. Bennell: Wilma, ascoltami adesso. Sono un medico ed è mio dovere aiutare la gente che soffre. Ma non è possibile che qualcuno faccia finta di essere tuo zio senza che tu, tua zia Adele o io ci se ne accorga. Vorrei che tu capissi questo.
 
Contrariamente a ciò che sostiene il protagonista, è proprio e soltanto all'interno  dei legami affettivi (madre-figlio, padre-figlia, zio-nipote) e romantici (la storia di amore del Dottor Bennell con Becky) che viene riconosciuta la sopraggiunta alienità dell'altro, trasformato in qualcosa di strano, sconosciuto, freddo, anodino - come uno strumento che abbia perso non la capacità di produrre suoni, ma il proprio particolare timbro. L'amore, dunque, nella sua potenza generatrice di felicità, conforto, intimità e sofferenza è il vero tema del film. Un tema che forse Don Siegel, regista di B-movie girati con budget irrisori e ambizioni per lo più commerciali, non si sentiva del tutto all'altezza di trattare, tanto più in un film di fantascienza. Questo è forse il senso del noto scambio di battute fra il protagonista e la sua fidanzata Becky (Dana Wynter):
 
Dott. Bennell: Ho poi scoperto che la moglie d'un medico deve avere l'intelligenza d'un Einstein e la pazienza d'un santo.
Becky: E l'amore?
Dott. Bennell: Non posso saperlo. Sono solo un medico generico. L'amore lo trattano gli specialisti. 
 
Medici e psichiatri popolano il film a partire dall'incipit in cui il Dottor Miles Bennell è oggetto di una perizia psichiatrica e chiede disperatamente di essere creduto: «dica a questi idioti che non sono matto!» e ribadisce: «sono un medico anch'io, non sono pazzo!». La trama si sviluppa poi attraverso un flashback che si riallaccia verso la fine al punto di partenza. Miles racconta di come ha scoperto l'esistenza di enormi baccelli che, depositati vicino ad una persona dormiente, ne assumono le sembianze sostituendola e diventando “individui” (ultracorpi) con le stesse fattezze, personalità e ricordi ma privi di anima, volontà individuale e sentimenti.  L'intera popolazione della città di Santa Mira, da cui Miles è riuscito a fuggire, sembra essere stata così trasformata e questa nuova comunità di alieni/sosia meccanici delle persone di un tempo si sta organizzando per invadere le città vicine. Come è logico il protagonista non viene creduto e i medici ipotizzano che egli abbia vissuto un incubo. Nel corso della vicenda il Dottor Bennell era già ricorso all'aiuto dell'amico psichiatra Danny Kauffman (Larry Gates) per capire cosa stesse succedendo a tanti suoi concittadini che non riconoscevano più i propri cari, ma lo psichiatra aveva paternalisticamente formulato la diagnosi di isteria collettiva. Tuttavia dopo la scoperta di uno strano cadavere dalle fattezze incompiute a casa dell'amico Jack (King Donovan) Miles cerca affannosamente di mettere insieme i pezzi di quello che sta diventando un inquietante puzzle e ricontatta l'amico Danny il quale questa volta ridicolizza e sminuisce le sue preoccupazioni.
 
Becky, Miles e Jack ispezionano lo strano cadavere
 
Oltre che alla figura del medico generico e dello psichiatra, il film fa numerosi riferimenti all'uso di psicofarmaci o di sostanze psicotrope come aiuto nell'affrontare problemi emotivi proponendo in modo antesignano una cultura che si instaurerà, perlomeno nel vecchio continente, soltanto diversi decenni dopo. Quando il piccolo Jimmy (Bobby Clark), disperato, non riconosce più la sua mamma e si rifiuta di stare con lei perché ne ha paura, il Dottor Bennell gli prescrive delle pillole che lo renderanno “più giudizioso”. Quando egli teme che Becky ceda al sonno in un momento di pericolo, usa altri farmaci per aiutarla a rimanere sveglia, e in diversi altri frangenti drammatici lo stesso Bennell non esita a servire liquori o caffè per fornire un pronto soccorso psicologico. Verso la fine del film sono proprio dei farmaci ad essere usati come arma risolutiva in una delle scene di maggiore suspense del film. Questo dato ci riporta al contesto culturale degli anni '50, periodo che vede la nascita della psicofarmacologia nonché dei primi interventi di lobotomia frontale per ridurre alla quiescenza i pazienti più agitati o più difficili da curare (si veda a questo proposito Improvvisamente l'Estate Scorsa, del 1959, con Montgomery Clift ed Elizabeth Taylor).
 
Il Dott. Bennell somministra un farmaco per curare la paura di Jimmy
 
Ne L'invasione degli Ultracorpi viene ritratto attraverso stilemi fantascientifici l'ideale di un nirvana artificiale fatto di assenza di dolore e ansietà, spazzati via dal sopraggiungere di una calma innaturale e perciò inquietante. A seguito dell'invasione (si potrebbe definire contagio), che trasforma in ultracorpi gli esseri umani, viene oltrepassato il paradigma conflittuale dell'esistenza. L'estinzione del desiderio, della volontà individuale, delle passioni, spegne infatti ogni conflitto, e in questa dimensione non hanno luogo le emozioni e i sentimenti ma neanche i dubbi, le perplessità, le obiezioni. Il collasso dell'individualità al centro di questo scenario è stato letto da commentatori recenti non tanto come un pericolo insito nell'ideale politico comunista quanto l'incubo americano per eccellenza, motivo per cui il film ha visto nel tempo ben tre remake: Terrore dallo spazio profondo (1978), Ultracorpi – L'invasione continua (1993) e Invasion (2007). Riguardo all'attualità del film, Maureen Dowd (2023) scrive sul New York Times: «oggi sembra che in America tutti siano stati invasi [dagli ultracorpi]. Se non sei ancora stato invaso non sei nessuno. La società americana ha subito una trasformazione tossica in cui molti si sono assoggettati a idee, slogan, teorie complottiste, bugie ed emozioni al punto tale da diventare irriconoscibili, anche alle persone a loro vicine. Si riuniscono in gruppi, manipoli, folle, con una crescente abdicazione al pensiero indipendente. Non c'è pacatezza, non c'è scelta consapevole, non c'è la possibilità di cambiare idea». Nel pluricitato articolo di Dowd sono numerosi i riferimenti ai baccelli, o germi, che infetterebbero la società contemporanea, dal trumpismo alla comunicazione via social, alla paura del contagio.
Nel dialogo seguente il protagonista affronta proprio il tema della perdita della propria mente individuale e della propria umanità a favore di un senso di appartenenza in grado di spegnere qualsiasi istanza personale.
 
Ultracorpo: Miles, tu come me sei un uomo di scienza e come me sei in grado di apprezzare l'intima bellezza di questo fenomeno. Appena un mese fa Santa Mira era ancora una città come tutte le altre, piena di gente con mille problemi... Quand'ecco avverarsi il fatto incredibile: semi che avevano vagato per anni nello spazio finiscono in un campo qui vicino. Questi semi producono baccelli che danno il potere di riprodurre con assoluta fedeltà qualsiasi forma di vita animale.
Miles: La loro provenienza... è il cielo...
Ultracorpo: I vostri nuovi corpi stanno ora crescendo lì dentro: vi stanno riproducendo cellula per cellula, organo per organo. Non sentirete male, mentre sarete immersi nel sonno essi [i bacelli] assorbiranno la vostra mente per farvi rinascere in un mondo tranquillo, senza problemi.
Miles: Ma dove sono tutti uguali.
Ultracorpo: Proprio così. 
Miles: Povera umanità! Becky e io non siamo gli ultimi rimasti, gli altri vi distruggeranno.
Ultracorpo: Domani non lo vorrai più. Domani sarai uguale a noi altri.
Miles: Io amo Becky. L'amerò domani come l'amo oggi?
Ultracorpo: Non è necessario l'amore.
Miles: Niente amore, nessun sentimento, solo l'istinto di conservazione: non potete amare nè essere amati, vero?
Ultracorpo: Lo dici come se fosse una mostruosità, ma non lo è affatto. Sei stato innamorato altre volte, ma non è durato, non dura mai. Amore, desiderio, ambizione, fede: senza tutto questo la vita è molto più semplice. 
Miles: Non mi interessa la vita così.
Ultracorpo: Dimentichi una cosa, Miles.
Miles: Che cosa?
Ultracorpo: Non hai altra scelta.
 
"You're next!" - Il finale originale del film
 

Nella versione proposta da Siegel ai produttori hollywoodiani, il film avrebbe dovuto concludersi in modo del tutto drammatico, con il protagonista che, rivolto alla platea degli spettatori, lancia un monito agghiacciante: «Guardate! Idioti! Siete in pericolo! Non vedete? Vi stanno braccando! Stanno braccando tutti noi! Le nostre mogli... i nostri figli... Sono già qui! Siete voi i prossimi!». Nella versione definitiva, invece, il finale è più ambiguo e lascia spazio ad un possibile, quanto forse oggi particolarmente fragile, ottimismo.

 

Keywords
#Cinema e Psichiatria #Cinema e Psicoanalisi #Intelligenza Artificiale #Sindrome di Capgras #Paura del contagio
 
Bibliografia
Dowd, M. (2023) How 'Invasion of the Body Snatchers' explains America. The New York Times.
Gabbard, G.O. & Gabbard, K. (1999). Psychiatry and the Cinema. Second Edition. American Psychiatric Press, Washington DC.
Morandini, L., Morandini, L. & Morandini, M. (2021) Il Morandini 2022. Dizionario dei Film e delle Serie Televisive. Zanichelli, Bologna.

 

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