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Cultura e Società

Appello per la Pace

Dopo 70 anni di pace, il cuore dell’Europa è diventato da ieri nuovamente  teatro di guerra.

L’invasione dell’Ucraina da parte delle forze armate russe non può non suscitare l’orribile déjà vu di quanto accaduto nel settembre 1939, quando Hitler invase la Polonia scatenando la 2a guerra mondiale e dando il via alla pagina più scellerata della storia dell’uomo chiamata Shoah.

Assistiamo con orrore alle immagini in diretta di questa tragedia, dai luoghi del disastro, in preda al senso del più impotente e cupo sconforto, consapevoli dell’ennesima sconfitta della ragione e di ogni sentimento di umanità.

La potenza delle forze distruttive, che ha generato in Freud alla fine della prima guerra mondiale l’idea di una pulsione di morte che può esprimersi a livello individuale e sociale, si dispiega nuovamente sotto i nostri occhi, con la corte di operazioni di diniego e scissione, massicce identificazioni proiettive, allucinazioni negative di pezzi di realtà, costruzioni deliranti megalomaniche e persecutorie, appoggiate su menzogne ripetute incessantemente perché possano alfine essere scambiate per verità.

Gli psicoanalisti assistono a questo spettacolo con maggiore sgomento perché sanno leggere la sua drammaturgia, ne colgono i significati nascosti, seguono le tracce del movimento mortificante e mortifero, prima ancora che sia giunto alla meta e che abbia finito di compiere la sua opera.

Per questo hanno la responsabilità di far sentire, con ferma e inappellabile sicurezza, la loro voce contro la guerra, contro la sopraffazione dei diritti umani, contro l’annientamento delle differenze, contro la rottura di quei confini che rendono i nostri paesi luoghi d’incontro e non di scontro, luoghi di ospitalità e non di brutale sopraffazione, luoghi di civiltà e non di barbarie.

Ci piace qui ricordare le considerazioni più che “attuali” di Freud sulla Guerra e la morte del 1915:

Poi, la guerra a cui non volevamo credere è scoppiata, ed stata per noi una fonte di... disinganno.
Non solo essa è più cruenta e più distruttiva di tutte le guerre del passato, per i terribili perfezionamenti apportati alle armi di difesa e d'attacco, ma è altrettanto, se non più, crudele, accanita, spietata che qualunque di esse.
Essa non tiene alcun conto delle limitazioni alle quali ci si attiene in tempo di pace e che formano ciò che chiamiamo il diritto delle genti, non riconosce i riguardi dovuti al ferito ed al medico, non fa alcuna distinzione tra combattenti e popolazione civile. Calpesta tutto ciò che trova sul suo cammino, e questo con una rabbia cieca, come se dopo di essa non dovesse più esserci avvenire né pace tra gli uomini. Distrugge tutti i legami comunitari che ancora uniscono tra di loro i popoli in lotta e minaccia di lasciare dietro di sé rancori che renderanno impossibile, per molti anni, la ricostituzione di questi legami”. *

La Società Italiana di Psicoterapia Psicoanalitica lancia un appello accorato affinché ognuno senta la responsabilità di contribuire alla riconquista della Pace, al ripristino dei Diritti Umani e della libertà di pensiero, di ogni individuo in ogni paese del mondo.

Durante l’emergenza pandemica è stata vitale e vitalizzante l’assunzione di responsabilità di ciascun individuo per garantire la sicurezza della comunità.

Riteniamo fondamentale, di fronte all’esplosione di questa guerra, richiamarci alla stessa responsabilità, tanto più in riferimento alla professione che svolgiamo, per la salvaguardia di quei legami comunitari a cui Freud si appellava più di un secolo fa.

 

La Presidente S.I.P.P.

Silvia Grasso  

Il Comitato Esecutivo S.I.P.P.

Chiara Nicolini

Nicoletta Collu

Mariangela Villa

Raffaele Caprioli

Gino Rimondi

Roberto Metrangolo

 

* Considerazioni attuali sulla guerra e la morte, titolo originale “Zeitgemässe über Krieg und Tod” pubblicato la prima volta in «Imago», 4, 1915. Ediz. italiana Newton Compton Testi, n.17, 1976, pp.16-43)

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