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Rosa Romano Toscani. Freud a Lavarone. La Noia

Report del Convegno
"Freud a Lavarone. Le Frontiere della Psicoanalisi. La Noia"
Lavarone, 28 Giugno 2019

                                          

 

Scoprire Lavarone - considerato ormai unanimemente come "il luogo freudiano per eccellenza " - ci riporta a Freud,  alle emozioni intense da lui provate al contatto con una natura "di una bellezza senza fiato". Immaginiamo la sua carrozza a due cavalli, con il pennacchio in testa, finemente bardati, il suono del campanellino, e lui con Martha e le figlie più piccole, seguita da un'altra a quattro cavalli con il resto della famiglia. Siamo nel 1906. Freud ha già fatto un piccolo soggiorna dal 29 agosto al 3 settembre con la cognata Minna ed é stato affascinato "dai boschi splendidi".
Immaginiamolo con "il costume tirolese: pantaloni corti con vistose bretelle ed un cappello verde con un ciuffetto di barba di camoscio da una parte, un bastone con la punta di ferro e in caso di pioggia una pelosa mantella da alpino". Immaginiamolo alla cena con l'arciduca Francesco Ferdinando, poi a bordo di uno dei primi modelli di una Fiat decappottabile, ed infine ad ammirare lo spettacolo di una mongolfiera militare sui cieli tersi degli Altipiani Cimbri. ( Bertoldi Morena. "Lavarone dove il citiso fiorisce". Quando Freud veniva in vacanza sugli Altipiani Cimbri.)
Immaginiamo, però, soprattutto, il viaggiatore e l'archeologo della psiche, amante dell'Italia dove Arte e  Natura si nutrivano di bellezza e di armonia, raccolto nella sua stanza al n. 15, con vista lago dell'Hotel du Lac, costruito tra il 1902 e il 1903 dalla famiglia Bertoldi,  "in giornate luminose", a scrivere "Il delirio e i sogni della "Gradiva" di Wilhem Jensen", il primo saggio psicoanalitico di un'opera letteraria.
Freud sarà presente a Lavarone, nel "caro vecchio rifugio", per le sue lunghe vacanze, nel 1906, nel 1907 e nel 1923, quando il Trentino diventerà parte del Regno d'Italia.
Queste suggestioni ci portano a spiegare il perché dell'interesse nei confronti di Lavarone e la storia dei suoi Congressi.
Nel 1979, dietro l'iniziativa di Cesare Musatti  e della Società Psicoanalitica Italiana, viene posta una targa sotto la finestra della stanza abitata da Freud. Inoltre L'Enciclopedia Italiana Giovanni Treccani organizza una Mostra "L'Italia nella psicoanalisi". Altre iniziative contemplano un Convegno "Freud e il Trentino" e una giornata di aggiornamento bibliografico sull'Editoria psicoanalitica in Italia promossa dal Servizio Attività Culturali della Provincia di Trento. Dal 1990 le iniziative si susseguono: un congresso, seguito da un'altro nel 1991 e nello stesso anno l'apertura della passeggiata lungolago "Gradiva". Nel 1992 sorge il  Centro Studi Gradiva", e proseguono i congressi sotto il patrocinio del Comune di Lavarone, dell'Apt Alpe Cimbra, della Fondazione Museo storico del Trentino, con il patrocinio della  Società Psicoanalitica Italiana. È in programma la realizzazione del "Sentiero di Freud", con i maggiociondoli, pianta caratteristica del luogo, tanto cara al professore viennese.
Dopo 6 anni di "Silenzio" ( ultimo tema del convegno del 2012), il Centro organizza nel 1918  in convegno; " La Psicoanalisi oggi : tradizione ed evoluzioni."
Veniamo ora al 1919, al convegno,  "Le Frontiere della Psicoanalisi. La Noia"- promosso dal Comitato Scientifico composto da Simona Argentieri, Daniela Federici, Elisabetta Marchiori, Alberto Schön, Manuela Trinci, Geni Valle e il presidente del "Centro Studi Gradiva", Antonio Scaglia, con la Segretaria della Biblioteca " Sigmund Freud"  Morena Bertoldi, - il cui tema è stato tutt'altro che noioso ed ha appassionato i partecipanti. Ben articolato, tra la stimolante apertura di Simona Argentieri e la presentazione del volume di Alberto Angelini, "Otto Fenichel. Psicoanalisi, mondo e storia - Antologia di Opere scelte", che ha messo in luce "l'entusiasmo civile di un uomo (Fenichel) che credette (di) migliorare la società anche con gli strumenti offerti dalla psicoanalisi", si è passati alla presentazione delle interessanti relazioni, fino alla proiezione del film L'Atelier di L. Cantet e al premio  Gradiva Lavarone a Fausto Petrella.
Che cos'è la Noia? Mancanza di sintonia, senso di insoddisfazione, di vuoto, tristezza, fastidio, incapacità di decidere o di agire, sentimento di inutilità, di pensiero creativo, di perdita, mancanza o diminuzione di Eros ? Questi tra i tanti interrogativi. Antonio Scaglia in "La noia. Incubo oscuro dell'occidente" descrive un Occidente oppresso da tensioni forti, la cui salvezza si muove tra la riscoperta "del prodotto come bene d'uso...e l'evoluzione del pensiero". Così Benedetta Guerrini Degli'Innocenti in "Il desiderio vuoto: psicopatologia dell'attuale", asserisce che é più facile descrivere la noia piuttosto che definirla. Diversa è la noia rispetto all'oggetto da quella che esprime un senso di vuoto, un seno assente, una meta pulsionale priva di oggetto. Una noia patologica, che svuota l'oggetto e come afferma Leopardi, "madre del nulla". Per dirla con Bergson non si ha la noia, si ė noia, diremo noi, sentita come un nemico invincibile da sconfiggere, una difficoltà a rappresentare l'oggetto esterno, a non riuscire a riempire il vuoto. Maria Luisa Algini attraverso casi clinici, ci porta nel mondo dell'infanzia: "Perché i bambini si annoiano: scorci dalla psicoterapia infantile", nel quale si instaurano le nevrosi, che come afferma Freud si ritrovano nella vita adulta. È una noia che si esprime nella passività, nella prigionia dei sentimenti, una tristezza profonda, che solo l'ascolto empatico, la condivisione del dolore e delle grida di aiuto può portare al superamento, ad una "svolta vitale", per riprendere un cammino evolutivo. Giorgio Vallortigara in "Storia naturale della noia", illustrando interessanti esempi in ambito etologico apre considerazioni sul valore adattativo della noia nel motivare l'esplorazione e l'apprendimento. Giuseppe Petruzzelli, ci parla di esperienze personali, attraverso le quali la noia diventa "Creatività vis nova", per riprendere il titolo della sua relazione. Maria Pia Veladiano, riportando una frase di Leopardi che considera la noia "La più sterile delle passioni" riflette sull'ossimoro espresso nella frase. Dalla passione nasce la creatività, dalla sterilità la non vita. La sua relazione, "Molesto come la noia", parla dei nostri giorni, occupati "da azioni, gesti e parole che uccidono malamente". E per concludere alcune frasi riportate con la sua solita verve da A, Schön, "Pensierini (noiosi?) sulla noia": "Per Baudelaire lavorare era meno noioso che divertirsi", "Siamo in ottima compagnia. Oltre a Kraus anche Leopardi, Pessoa, Cioran, Schopenhauer hanno conosciuto e trattato la noia".

Quindi siamo in buona compagnia, a volte, possiamo anche annoiarci, scegliendo il ""Dioniso" che è in noi.

Rosa Romano Toscani

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